Shadows è uno spettacolo di teatro visuale, teatro d’attore e teatro di maschera, concepito per un pubblico di bambini dai 5 ai 12 anni e per i loro adulti accompagnatori.
È nato a partire da una storia che abbiamo scritto per un albo illustrato per l’infanzia: Shaddy, un levriero bianco, è il protagonista della vicenda che ruota attorno alla perdita di qualcuno, alle ombre che la perdita di qualcuno lascia, alla possibilità di convivere con quelle ombre senza smettere di vivere.
Shaddy si trova ad avere a che fare con il dolore del suo padrone e con la sua indifferenza. Vorrebbe giocare con lui come faceva con la sua padrona bambina, ma il padrone non può giocare, non ha tempo: è troppo impegnato a piangere e “le lacrime sono delle tende che chiudono gli occhi”. Le due prospettive – di un uomo che piange e di un cane che vorrebbe uscire e giocare – corrono parallele, talvolta si intrecciano in modo casuale, ma non riescono mai veramente ad incontrarsi. Tra mondo umano e mondo canino sembra esserci un muro che progressivamente si sgretola trascinando i due personaggi in un scambio di ruoli: Shaddy indossa una tuta e le scarpe da ginnastica, diventa uomo con la testa di cane, un cane-uomo che si prende cura del suo padrone, il quale viceversa perde sempre più controllo su di sé e sull’ambiente circostante abbandonandosi all’inedia. La materia sembra carica di “pathos”, tuttavia attraverso il punto di vista del cane, lascia spazio a molte occasioni di gioco scenico, che ne svelano sfumature di ironia, comicità, leggerezza, tenerezza.
La routine di coppia tra Shaddy e il suo padrone ha un punto di svolta nel momento in cui il cane nota l’ombra dell’uom
o stagliarsi sul muro: la osserva, le si avvicina, sembra che almeno lei abbia voglia di giocare con lui. Shaddy passa giorni in compagnia di quell’ombra, tanto che ad un certo punto diventa un’ombra lui stesso. Il padrone ovviamente non si accorge di nulla, ma la signora delle pulizie sì: da questo momento scatta una reazione a catena per cui via via un condomino dopo l’altro, un personaggio dopo l’altro, dai pompieri all’esercito, tutti cercheranno di estrarre quel cane-ombra dal muro.
Uno spettacolo giocato sul filo che corre tra ironia e tenerezza e che cerca di epslorare uno dei grandi temi indicibili: la perdita di qualcuno che amiamo. Il tentativo di osservare noi stessi attraverso lo sguardo stralunato e spiazzante come può essere quello di un cane. Un invito ad accogliere i modi in cui creature diverse da noi possono essere a noi così vicine. Adatto a tutta la famiglia.
“Gli esperti dicono che Grog abbia un grave problema: lui insegue le ombre delle macchine che si proiettano dentro l’appartamento attraverso le finestre.
Da qui è nata la storia di Shadows, forse.
E anche da una foto scattata sul mare: eravamo in riva, di spalle al sole, le nostre ombre si stagliavano lunghe davanti a noi.
Ivi si è andata a sedere proprio in mezzo a loro.
Non sappiamo se Grog abbia davvero un disturbo o se Ivi abbia agito in modo assolutamente casuale.
Ad ogni modo, Grog e Ivi ci hanno portata a chiederci questo: chi sono le nostre ombre?